Ci sono certuni, una maggioranza anagraficamente giovane, che annovera una vita vissuta ancora breve, a malapena un lustro di autonomia e indipendenza, ragionevolezza e sbagli. La conoscono l’esistenza a parole, in particolare le parole degli altri, quelle che accarezzano i loro stati d’animo e con sillabe e suoni. La vita che vivono non la conoscono, non è teoria o conversazione, ma pratica e corpo. Osservare un tale sopra un palco che canta cose già vecchie, e la sua posa è la più grande forma di vanità. E quindi stare dinanzi all’impostura delle imposture. Le menzogne più grandi appartengono ai coetanei, e il vento della moda del pensiero tira solo da una parte, un vento falso che fa stare fermi oppure sul precipizio. Non è un bel primo maggio, per alcuni. La nazione sta crescendo, è già in piena adolescenza, ci ha i brufoli e le crisi esistenziali. Le cose non si possono indicare come sono, parole parole come dire parola che è un fatto. Adesso, come i cantanti, anche gli scrittori e i parlatori hanno pose menzogne: è ora di cambiare marcia, impossibile trovare un futuro, questione insanabile, peggio di così non si può, mio figlio cerca lavoro, stanco di pagare le tasse, i giovani dei centri sociali, dare battaglia al governo, rivolta fiscale …