Del mondo secolare

8061760Dalla lettura dell’ultimo libro di Roberto Calasso, “L’innominabile attuale”, raccolgo spunti di riflessione tutti personali. Il soggetto principale del saggio è l’Homo saecularis. “Rispetto a tutti gli altri regimi, la democrazia non è un pensiero specifico, ma un insieme di procedure, che si pretendono capaci di accogliere in sé qualsiasi pensiero, eccetto quello che si propone di rovesciare la democrazia stessa.” (pag. 25); “i più grandi disastri si sono manifestati quando le società secolari hanno voluto diventare organiche, aspirazione ricorrente di tutte le società che sviluppano il culto di se stesse”. “In una società atomizzata ci si può mimetizzare più facilmente. Non si aspetta che la polizia segreta suoni alla porta alle quattro del mattino”

Non canta più nessuno in televisione. Parlano. Tolta la retorica della voce che vola. Il refrain, in caso, può avere una melodia, che ripete aforisticamente un concetto. “Stiamo tutti bene”. Ironia, non c’è dubbio.

Sì, all’ombra di Manlio Sgalambro i pensieri di Calasso. Se ha un senso ascoltare le canzoni proposte al festival di Sanremo, il senso è l’incontro con l’ovvio. Osservare la procedura dell’homo secularis che batte dove è già caldo. Sfiducia nel gusto estetico della gente, l’opportunità del successo, la musica pop. Dell’arte dei suoni c’è sempre l’ovvietà. Si vorrebbe che le parole diano luce al solito doremifasol, ma le parole piangono perché battute logorate sconcertate, prostituite, contestualizzate … desacralizzate.

E poi di sbieco c’è un altro Adelphi, che è Dissipatio H. G. la dissoluzione dell’umanità laica.

“Quanto più il mondo è incosistente, tanto più cresce il numero di coloro che hanno da lamentarsene. Anche il loro lamento è incosistente.” (pag. 91).

E “nella vulgata secolare, lo spirito non c’è, la scienza non ha bisogno dello spirito … ma i secolaristi a che cosa si riferiscono quando parlano di spirito?”.

Goebbels annota nel suo diario “ … dopo gli inni nazionali viene eseguito il primo tempo della Quinta Sinfonia da allievi della scuola di musica dell’esercito, per quanto riescono.”(pag. 141).

“Tutto il mondo secolare e democratico si fonda sul libero arbitrio e sulla fede nella scienza. Ma la scienza non dà alcun segno di credere all’esistenza del libero arbitrio” (pag. 58). La musica pop è la negazione della musica intesa come arte dei suoni. Nella musica pop ciò che attira l’udito è il volume elettrico che ammazza gli armonici; ammaliano la timbrica della voce, il battito del ritmo: la costruzione armonica è un format per dilettanti o professionisti del computer. Poi il vestito del cantante, la sua vita “pubblica”. La musica pop è una messa in scena sul palcoscenico del dio denaro e sfacciataggine. Potresti anche far finta di cantare, e ricevere un applauso caldo e persuasivo da parte di un pubblico sordo che sogna un sogno di libertà.

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