
La domenica, prima di pranzo, Viktor Ippolìtovic aveva l’abitudine di gironzolare col suo bulldog per la Perovka e il Kuzneckij, e da uno degli angoli di solito sbucava e si accompagnava a lui Kostantin Illarionovic Satanidi, attore e giocatore accanito. Insieme passeggiavano su e giù per i marciapiedi scambiandosi brevi barzellette e osservazioni così a strappi, così insignificanti e così colme di disprezzo per ogni cosa al mondo che senza nessuna perdita avrebbero potuto benissimo sostituire tutte quelle parole con dei ringhi, solo per la soddisfazione di riempire ambedue i marciapiedi del Kuzneckij con le loro voci di basso, rumorose, spudoratamente ansimanti, e quasi soffocate dal gusto delle proprie vibrazioni.
(Boris Pasternak, Il dottor Zivago, 1957)