“Io non ritengo che si possa ‘pensare’ al di là di una tradizione e di una terminologia. La tradizione è un misero resto, un cumulo di macerie, eppure non conosco punto d’appoggio migliore. L’idiozia di alcuni frammenti presocratici, ridotti a informe balbettio, riflette adeguatamente il senso di rovina. Di ciò che è rimasto dopo l’urto del tempo. Il presocratismo, come tendenza odierna, non ne coglie la fondamentale ‘idiozia’. Si tratta di vedere il mattino del pensiero, dice qualcuno. I brividi degli inizi non impressionano il filosofo smaliziato, che vede invece il ‘destino’ del pensiero in ciò che esso è diventato. La malinconia dei colori sbiaditi, la patina di vecchio, il pallore del pensiero che fu. Non è ‘l’inizio’ il vero problema. Quanto alla terminologia filosofica, è una salvaguardia di cui non si può gare a meno. Immaginare di pensare senza di essa è impossibile. Voglio ancorarmi a un esempio che vale per tutti: per un teologo Dio è un termine tecnico, non un pezzo di carne. Ciò che fece parte di una storia vivente ora fa parte di una terminologia. In ultimo restano i ‘termini’.
(Manlio Sgalambro, De mundo pessimo)