Il concerto, Mario Soldati

È un breve racconto scritto nel 1930, che trovo in un volume della Oscar Mondadori del 1979 intitolato L’amico Gesuita. Oggi il racconto è pubblicato da Adelphi all’interno di una raccolta intitolata Salmace. C’è un motivo di fondo: il desiderio di cose alte e spirituali, che sfocia in comportamenti ipocriti o socialmente ridicoli. Laura è una giovane pianista, laureata in lettere. Vive in casa coi genitori, e disprezza, come solo i giovani ingenuamente sanno fare, “questa vita comoda, pigra, difesa, piena di soddisfazioni per la vanità”. La musica per Laura è strumento di sogno, e quando interpreta il suo concerto attraversa emozioni allo stato gassoso. Ma non le basta la dimensione intangibile e sfuggente, desidera quella materiale. La vita felice è altra cosa della musica e del pianoforte. Così la ragazza ha pianificato la propria rivoluzione: abbandonare casa e “lavorare” come cameriera presso una bella cantante di rivista.
La sera stessa del concerto, dopo aver ottenuto apprezzamenti dal pubblico riunitosi in un salotto borghese, Laura fugge per sostenere il colloquio di lavoro e cambiare vita. Viene introdotta nel camerino di Diana Francy. La donna interroga la ragazza la quale, incapace d’inventarsi un’altra identità, afferma di non saper fare proprio nulla di quanto le viene richiesto e confessa di essere una musicista: Laura è incapace di ondulare capelli, manicure, pedicure, massaggi, però suona Chopin. E allora perché questa ragazzina vorrebbe fare la cameriera? Ecco, la risposta ce la fornisce la stessa Diana dialogando con Guido, senza sapere che proprio quel Guido sia il padre di Laura: Guido, che quella sera era andato a fare visita all’amante e ha assistito a sua insaputa all’umiliazione della figlia, nascosto dentro un camerino adiacente. Diana esclama: “È innamorata di me! È strano come le donne vanno pazze per me. Almeno fossero belle ragazze. Ma no, tutte brutte che fanno ribrezzo…” . La parolaribrezzo è la stessa che l’autore adopera nel commentare l’effetto che la familiarità con cui la cantante le si rivolge, produce in Laura: “tremava di piacere e di ribrezzo”.
Mario Soldati, religioso invero ma anticlericale, non si astiene dal commentare la disarmante ingenuità della ragazza che avrebbe potuto inventarsi nuove abilità pur di stare in compagnia dell’adorata. Soldati scrive: “le mancava il coraggio di dire facili bugie. E non era sincerità … ma era l’antico terrore di fare appunto quello che aveva desiderato… quanti gusti naturali scomparsi, per questo terrore che le monache avevano comunicato ai suoi nervi bambini… di quale insanabile stortura morale ella era preda, poi che aveva perso la Fede e non gli scrupoli della fanciullezza… questa paura di non saper peccare, non era semplicemente un’ultima e più raffinata tentazione? Non era l’unica via che il demonio poteva seguire per vincere la purezza di un’anima vissuta lunghi anni in istato di Grazia?”
La moglie di Guido è una fervente dogmatica. Quando il marito riferirà la vicenda, pur cauto a non compromettere il matrimonio, la madre, responsabile dell’educazione, non vorrà credervi, attribuendo la diceria all’invidia della gente.

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