I fratelli Karamazov, Fedor Dostoevskij

4158254Fratelli e amanti che saltano da un cortile all’altro, di notte. S’incontrano per caso quando hanno altro da fare, e dialogano, parlano delle proprie passioni e ossessioni. Si va a casa di qualcuno, e c’è qualcun altro che spia nella stanza accanto. Ci si convince che è proprio Dmitrij il parricida, ogni suo comportamento è lì a dimostrarlo. La verità non è mai così visibile. Il male trama di nascosto. Ci sono pagine di nefandezze e turpitudini, gelosie e invidie, odio e attaccamento amoroso. Amore per donne sordide, amore per donne eleganti e nobili. Qualcosa di incondizionato che trascina allo sconvolgimento. La pazzia filosofica di Ivan. L’amore per una mantenuta. La devozione per un monaco. Il senso di colpa, anche quando è già colpa il solo desiderare. Un mondo fatto di odio e rancore, e ogni trama, ogni vicenda è mossa dalla più bassa e carnale passione per una donna, per il denaro. Anche il male assoluto che agisce per se stesso, come se dovesse riscattare la propria esistenza. Il bene: paziente e umile. L’amore per Dio. Il bene che ama con la comprensione e con il gesto. Alesa è la possibilità forse di un mondo più giusto, esempio per Kolja e altri ragazzini in un finale luminoso o sarcastico: sferzante di cinismo o religiosamente trionfante.  Il dubbio di Ivan ha ottenuto una risposta?  ”Ascolta: se tutti devono soffrire per comprare con le loro sofferenze un’armonia che duri eternamente, cosa c’entrano però i bambini, dimmi? Non si capisce assolutamente perché debbano pagare quest’armonia con le loro sofferenze! Per quale ragione anche i bambini servono da materiale e da concime per preparare un’armonia futura in favore di chi sa chi? La solidarietà fra gli uomini nel peccato io la capisco, e capisco anche la solidarietà nell’espiazione; ma i bambini non hanno niente a che fare con la solidarietà nel peccato e se la verità è davvero questa, che, cioè, anche loro sono solidali coi padri in tutte le colpe commesse dai padri, allora non è una verità di questo mondo e io non la capisco. Qualche bello spirito, magari, dirà che tanto anche il bambino crescerà e avrà il tempo di peccare; ma lui, quel bambino di otto anni sbranato dai cani, non era ancora cresciuto!” (Libro V, La ribellione).

Uccide e muore suicida un ex bambino bastardo ed epilettico vissuto come servo nella casa del padre.

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