di Ilaria Graziano
Il breve romanzo La paga del sabato è stato scritto dall’autore piemontese Beppe Fenoglio, ex partigiano durante la seconda guerra mondiale. È un’opera postuma, difatti venne pubblicata da Maria Corti (di cui troviamo la nota) la quale ha ritrovato il manoscritto nel 1969. L’edizione del 1978 si sviluppa in 139 pagine divise in nove capitoli brevi e scorrevoli. Il linguaggio è semplice, schietto, e contribuisce a rendere scorrevole la lettura.
Tutta la trama del romanzo gira attorno a un evento chiave: il ritorno di un soldato (un partigiano per l’esattezza) alla vita monotona, alla “normale” quotidianità, e il tema principale è proprio la difficoltà di adattarsi alla normalità dopo aver vissuto così fortemente durante la guerra. Il romanzo ha qualcosina di autobiografico, difatti l’autore prende spunto dal proprio vissuto. Il protagonista del racconto è Ettore giovane partigiano che si rifiuta di dimenticare la sua esperienza in guerra e quindi non vuole abbandonarsi alla routine di un lavoro dipendente.
La sua breve vita è quasi un viaggio interiore che il ragazzo compie per riscoprire sé stesso. Ma non sempre le scelte lo porteranno sulla retta via, infatti, il protagonista si implicherà in traffici illeciti gestiti dall’ex partigiano Bianco, traffici da cui riuscirà ad uscire solo dopo aver incontrato Vanda. Grazie ai soldi guadagnati attraverso la malavita, Ettore riesce a far tacere le lamentele dei genitori che lo implorano sin dal suo ritorno di trovare un lavoro e contribuire alle spese familiare, tantoché loro stessi hanno cercato di trovargli un impiego presso una fabbrica di cioccolata.
Dopo aver frequentato per un po’ Vanda, donna che ama e da cui è fortemente amato, decide di sposarla mentre lei è in dolce attesa. Questo porterà il giovane a dover affrontare il dissenso della famiglia di lei e per questo abbandonerà i traffici illegali ed avvierà la costruzione di un impianto di distributori di benzina. Purtroppo, proprio quando Ettore riesce a mettere ordine nella sua vita, accade il peggio. Il giovane viene investito per errore da Palmo (detto “il cretino”), il collaboratore di Bianco che alla sua morte era passato alle dipendenze dello stesso Ettore.
Durante la lettura si possono notare diverse distorsioni caratteriali del protagonista, la più evidente è quella dell’amore violento. Infatti tutte le relazioni di Ettore si basano sul rapporto amore- violenza. Il primo momento narrativo in cui si può riscontare questo particolare si trova proprio nelle prime pagine del romanzo in cui il giovane abbraccia la madre così fortemente da farle implorare di mollare la presa. Successivamente questo avverrà anche nel rapporto con la moglie Vanda.
Consiglio la lettura di questo romanzo a un giovane adulto in quanto il linguaggio è troppo schietto e talvolta offensivo, poco adatto per un piccolo lettore.
©Ilaria Graziano (studentessa del liceo Turrisi Colonna di Catania)
Ottima recensione
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