Un uomo che dorme, George Perec

IMG_0140È il tono di voce che innalza la temperatura della scrittura. La voce dell’autore che non senti, ma c’è. È una musica, potremmo dire; una musica speciale senza note ma fatta neanche di parole, queste sarebbero solo veicoli con a bordo pulsazioni e sudore. Le parole messe così, una dopo l’altra, con quell’ordine e con quell’incedere, fanno il tono di voce. Riproducono la tensione, l’intenzione, la passione, l’emozione, l’energia, la commozione. Spesso la commozione e la rabbia, se penso a una scrittrice siciliana. La commozione e la rabbia. Il tono di voce fa il racconto. I contenuti invece lo rendono interessante. Capita di leggere racconti che hanno un tono, un saper dire ammiccando e alludendo; è un tono artifizio. Io parlo invece di quella voce scritta che è, e lo percepisci, solo una labile ombra di quel pathos che governa le arterie dell’autore. Un’ombra, imprecisa rispetto l’originale, ma necessaria. Ora è questo, queste parole, questa voce: necessaria per me, ne colgo la fragilità sopra un fondale. Più la storia è tutta al di fuori della parola, più c’è vita. Più il tono di voce è la parola stessa, altrettanto povero sarà il risultato finale.
In questo discorso, forse ambiguo e volutamente oscuro, c’entra anche George Perec e il suo breve romanzo Un uomo che dorme. Il tono della scrittura è assolutamente disincantato. Gli elenchi, le essenziali descrizioni nominali, l’esistenza oggetto. Un elenco di comportamenti, atteggiamenti, situazioni, in cui l’individualità è già scomparsa: tutto è già stato deciso e definito. Non c’è più nulla che l’attesa. Eccoli gli elenchi del condannato a morte. Senza rimpianto del presente. Che vorrebbe solo aspettare, attendere; al massimo contemplare qualcosa che è per se stesso unico. Contemplare senza attribuire o modificare o manipolare. Contemplare un albero perché “non potrai mai essere padrone dell’albero. potrai solo, a tua volta, voler essere albero”. La scrittura si rivolge a un “Tu”, lo studente rimasto a letto anziché svegliarsi di buon’ora per sostenere l’esame universitario. L’autore parla allo studente e gli ricorda la vita: tu … tu … per te tutto è già dentro un centro commerciale, le emozioni, il cibo, i vestiti, l’amore e i sogni: tutto qui dentro pianificato. Benvenuti nel campo di concentramento dei beni di consumo, che sia strada o università. E tutto ciò che è bene si rivolge sempre al corpo.

Il tono di voce è importante. Quando questa vocina musicale parla sola e svuota il sacco, allora comincia a nascere una storia imperdibile.

 

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