La scuola capovolta

 Non è più la scuola di una volta, un tempo si filava dritto. Non studia più nessuno, manco i professori. I ragazzi quando termineranno la scuola, rimarranno con le pezze al culo. A che serve la scuola? Se vai su youtube, trovi tutto, e questa non è un’iperbole.

La scuola serve a far mangiare soldi pubblici. Al massimo servirebbe per dare valore legale agli esami, ma lo studio se lo possono fare a casa, con il computer, comodi, tre ore al giorno concentrati davanti al monitor, secondo me funziona. Poi ogni fine mese si presentano a scuola e sostengono gli esami.

Risparmieremmo tutti di più. Sai quante persone ci mangiano a scuola? Per un plesso formato da una sola sezione ci stanno almeno dodici professori, un applicato di segreteria, due bidelli, e fanno un totale minimo di sedici parassiti sociali. Sedici per uno stipendio mensile di mille e trecento euro di media fanno 20.000 euro, aggiungi poi spese di riscaldamento luce e manutenzione, e facciamo altri mille euro al mese, e sono 21.000 euro, calcoli alla mano, e sono al ribasso. E con ventimila euro al mese, che per i nove mesi della durata delle lezioni arrivano a quasi 190.000 euro, con questa cifra, che poi per cinque anni fanno 950.000 euro, secondo te, con un rigidissimo programma d’investimento quinquennale che impiegherebbe questa cifra, non sarebbe possibile mettere su una bella fabbrichetta di, che ne so, carta, plastica, prodotti industriali, condensatori, materiale elettrico, che ne so! Il Comune, i politici, non potrebbero pensare al futuro dei nostri figli con un bell’investimento a lunga scadenza?

Ecco da dove te li prendo i soldi. Cioè, con un piano d’investimenti di un miliardo di euro minimo, che poi considera che la nostra scuola è composta da cinque sezioni di liceo scientifico, quindi moltiplica un miliardo per cinque, e fanno cinque miliardi ogni cinque anni, che poi è la durata di vita di un corso di studi, senza contare i potenziali guadagni …

Li ascolti i femminicidi? Leggi quanta criminalità in giro? e pensa che questi delinquenti hanno trascorso la bellezza di almeno tredici anni della loro vita, gli anni più importanti e decisivi, li hanno trascorsi per cinque ore al giorno per nove mesi, ovvero hanno trascorso la bellezza di più o meno quindicimila ore della loro fottuta esistenza in una due scuole pubbliche della nostra beneamata nazione. E dopo quindicimila ore di impolpettamenti vari, Manzoni e righelli, Paleolitici ed equivalenze, cosa ti fa uno di questi vastasi, cosa ti fa? Ti violenta la moglie e ti seghetta i figli per smaltirli nella munnizza il giorno preciso in cui il Comune ha predisposto il ritiro dei rifiuti organici!
E la scuola non ha la sua responsabilità?
Quindicimila ore a cranio ogni tredici anni.
Questo, lavaggio del cervello chiamasi. O cos’è?

Potremmo investire cinque miliardi ogni cinque anni per un’attività industriale che dia finalmente ricchezza a ogni paese e risolva il problema della disoccupazione e della fuga dei cervelli. Un investimento collettivo, ci vorrebbe. I ragazzi sarebbero più felici, si responsabilizzerebbero, e così si va avanti che non c’è più futuro.
Non è più la scuola di una volta, i tempi sono cambiati. Un tempo sì che se non studiavi andavi a lavorare, invece oggi se studi rimani disoccupato. Qualcosa deve cambiare, qualcosa dovrà cambiare.
Adesso ci sono queste metodologie didattiche, la flipped classroom la chiamano. Un po’ ci siamo, è vicino al mio pensiero, ma poi questi sbarbatelli non ci devono entrare più nella classroom vera, possono rimanere a casa loro, tanto … (E in questo calcolo fatto così per intenderci non ci ho messo il risparmio in carburante, le merendine, le piccole estorsioni dei bulletti, i libri, i libri!, e poi le attese all’ufficio scolastico provinciale, l’attesa del giorno dei trasferimenti, cioè, non so se hai afferrato di cosa stia parlando, lo hai capito? Do you understand?)

Che se poi dopo la flipped classroom questi sbarbatelli vengono a scuola, si formalizzerebbe il principio per cui si entra in classe per socializzare, farsi gli amici, discutere, cercarsi la zita, spacciare, chattare, postare, selfizzare, minchioneggiare. E non sta bene, cosa gli raccontiamo poi alle famiglie? Perché dietro questa genialata della classe capovolta c’è appunto l’idea di fondo che qui non siamo buoni a fare nulla, ed è meglio andarsene alla villa, molto meglio, oltreché economico, ripeto.

Si è fatta una certa. Io in pensione me ne sto andando. Come si dice, sono problemi. Domani, dopo il Collegio saremo da Ernesto, che festeggio il mio ultimo giorno di scuola. Vi aspetto.

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