
La via della salvezza non è tracciata dal sistema di potere (burocrazia e discorso pubblico), così come delegare la propria vita al potere dell’istinto, sarebbe un errore imperdonabile. La ragione filtra gli impulsi, così come dovrebbe filtrare i messaggi che il potere economico invia. Le democrazie occidentali sono immerse in un pantano di imperativi e consuetudini, che sono oggetto di dibattito quotidiano. Tutte cose che occupano spazio nella casa dei sentimenti e del pensiero, e non parlano al nostro essere al mondo se non per riflesso. Perché la via per la salvezza personale si attuerà in una condizione che si sarà conquistata in solitudine, quando le voci della società saranno spente, e si ascolterà la verità del silenzio.
In due la felicità sarebbe perfetta, ma si potrebbe essere già in troppi. La posizione in cui si pone chi riconosce la via della salvezza, è quella del separato dalla società, come si può essere separati da una moglie o un marito geloso. E nei loro confronti si pronuncia un discorso ‘contro’. L’invettiva, in certi casi. L’interesse della società è il funzionamento della macchina burocratica e il benessere materiale del corpo sociale; viceversa, l’interesse, il fine ultimo dell’individuo, è di ordine morale. Anche quando il bene morale, ovvero ciò che conduce alla felicità, è riposto in un bene materiale, il risultato ultimo si misura con un elettrocardiogramma dell’anima. Nel cuore è il nostro tesoro. Essere ‘contro’ una felicità pubblica e condivisa è presupposto per l’emancipazione del ‘cuore’: per riconnetterci con le viscere (le radici) della nostra personalità. Presupposto per dare a Dio ciò che è di Dio, e a Cesare una saggia e totale indifferenza emotiva nella compilazione della dichiarazione dei redditi.
Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXII. Publio Papinio Stazio dialoga con Virgilio. Dante ascolta in silenzio, come può ascoltare uno studente. Stazio, a differenza di Virgilio, non è confinato nel limbo, ma si salverà. Sconta l’essere stato prodigo in vita, uno spendaccione, ma si è pentito in tempo. A salvarlo sono stati i versi di Virgilio.
Per te poeta fui, per te cristiano
Vissuto al tempo di Domiziano, secondo la ricostruzione di Dante, Stazio si avvicinò al fermento della religione di san Paolo, già diffusa tra le donne della corte dell’imperatore, anche se questi, negli ultimi anni del suo impero, ne avviò la persecuzione.
Stazio afferma … ebb’io battesmo; /ma per paura chiuso cristiano fu’ mi, / lungamente mostrando paganesmo. La lettura, la poesia, lo studio, l’adesione ai valori della minoranza lo hanno salvato. É stato ‘contro’.
Le mode, politiche e culturali incrementano il benessere materiale, pur persuadendo a falsi convincimenti spirituali. Al mutare del vento però cambieranno anche le idee e i sentimenti.