di Giulio Traversi
Orientale sicula è una raccolta di poesie.
Il poeta non è un prosatore, non è un narratore di storie, non finge. Il poeta dice tu, dice lei, talvolta per debolezza dice io, comunque dice sempre una verità. Il poeta anche quando racconta storie, racconta una esperienza: non inventa ovvero non falsifica usando le parole: non scompare dietro un personaggio per non assumersi la responsabilità delle scelte. Il poeta userà una lingua italiana elegante e selettiva, si lascerà sedurre dalla santa muffa del latino, sprigionerà un inglese pret-a-porter, spontaneità dialettali e senso musicalissimo del verso libero. Novenari, ottonari in preferenza, qualche endecasillabo scultoreo. Ma Il poeta ha un po’ le tasche piene di chi lancia il sasso e poi si gira dall’altra parte: dei poeti che dicono per non dire, chiamando in causa il lettore: inizio e fine di ogni significato. Il poeta non vuole essere oscuro, né tanto meno un enigma. Il poeta è autore.
Il poeta piuttosto ama l’ambiguità e l’ironia. Fa classicismo.
Nel gesto di chi dice, o meglio, intona la voce, c’è il poeta, e il suo motivo è il motivo di tutti, perché il canto è modernissimo ma anche antico, tocca il cuore. La memoria, quindi il ricordo, la ricerca di una pienezza dell’essere, la gioia, l’amore, lo sdegno, l’invettiva, il viaggio, il sogno, l’amicizia. Questi alcuni dei temi trattati lungo quello che è un percorso geografico definito, lungo la costa sud orientale della Sicilia, o meglio quel tratto di strada provinciale chiamata Orientale sicula: da Catania verso Acitrezza, Acicastello, Acireale, Scillichenti. E poi il viaggio si sposta più a sud, per Modica, Vittoria, Pozzallo, il borgo di Sampieri: gli amici che arrostiscono in terrazza vitellina durante la festa di San Giuseppe artigiano. Ancora più a sud: Lampedusa, e il prete africano con cui il poeta condivide la cena.
Le case, poi le stanze da cui si assiste al tempo che scorre: il poeta ha composto (come se mettesse insieme cinque movimenti di una ipotetica sonata da camera) questa raccolta (come recita la pagina dedicata alle Notizie e ai Ringraziamenti) perlopiù durante i mesi invernali dell’anno in corso. Si sente il sottofondo della cronaca di quest’inverno, anche l’esplosione dell’Etna il mercoledì delle ceneri. Si respira l’inverno del 2021, senza che mai sia pronunciata la parola pandemia, covid, vaccino, virus eccetera. Il poeta lascia alla nostra memoria i fatti recentissimi intonando un contro canto, mai all’unisono.
Leggere poesie per assumere un altro sguardo, trovare parole a un comune sentire. In Orientale sicula lo sguardo ironico, talvolta malinconico altre aggressivo, osserva il mondo della scuola. La sezione Aula si apre con la bellissima metafora degli studenti che si fanno arrampicatori sulle pareti del vento. Non mancano altre metafore tirate fuori dal mondo marinaresco. Soprattutto qui la responsabilità del dettato poetico è critica contro chi ha mai solo pensato che la didattica a distanza (presenze assenze) sia una modalità da continuare e praticare, sostituendo la classe reale con la classe virtuale. Tutt’altro. L’aula virtuale: il trionfo delle apparenze e delle false convinzioni. L’insegnamento è relazione: dentro la relazione: solo dentro l’emozione dell’apprendimento è possibile guidare chi giovanissimo sta per iniziare la traversata della vita.
©FrancescoGianino