Ovidio a Vienna

Nota di ascolto della Sinfonia in re maggiore La caduta di Fetonte (Der Sturz Phaëtons) di Carl von Dittersdorf

Le citazioni latine dalle Metamorfosi di Ovidio ad inizio di ciascun movimento musicale sono la cornice narrativa della Sinfonia Der Sturz Phaëtons di Carl von Dittersdorf (Vienna, 1739 – Deštná, 1799). Ma questa non interpreta alla lettera il racconto. La scrittura poetica è ricca di ekfrasis, descrizioni astronomiche e geografiche secondo la modalità del catalogo: terre fiumi montagne sono sconvolti dal passaggio ravvicinato del sole – in Ovidio prende forma anche il tema della catastrofe. E il compositore austriaco cerca una soluzione musicale. Tralascia il tema della catastrofe, quello dello stravolgimento dell’ordine cosmico, e sviluppa musicalmente un altro motivo ovidiano, quello della contrapposizione tra leggerezza e gravità (lenis – gravis): la leggerezza del volo, la sospensione e l’incertezza: la gravità e la caduta.

Fetonte è un ragazzo che vive in Etiopia con la madre Climene e il patrigno Mèrope, e non ha mai incontrato il suo vero padre, eppure si vanta con Epaphus (nato a sua volta da una delle tante relazioni extraconiugali di Giove) di avere in Phoebus, cioè nel Sole, un padre eccellente. Epaphus infastidito dalla spacconaggine del compagno, lo offende. Sei pazzo – gli dice – a credere tutto quello che tua madre ti racconta. Vai superbo per un padre che non hai. Fetonte allora reprime nella vergogna la collera e chiede spiegazioni alla madre. La madre s’infuria e invoglia Fetonte a partire per l’Oriente, a presentarsi di persona al Sole. La Sinfonia di Carl von Dittersdorf prende avvio da questo punto: l’ingresso di Fetonte nel palazzo del Sole.

Regia Solis erat sublimibus alta. La sinfonia inizia con un’introduzione di quattordici battute, Adagio non molto: è presentato il tema della leggerezza aerea in figurazione di note ribattute di sincopi di crome. Il carattere è solenne; il pizzicato dei bassi potrebbe mostrarci l’ingresso timido e curioso di Fetonte all’interno del palazzo: le colonne sono dorate e altissime. Primo tempo. Allegro. Il primo tema ribattuto marca il battere della misurazione in tre quarti. Il secondo tema decorato da gruppetti di trilli dà vita a un susseguirsi saettante di scalette discendenti e ascendenti. L’esposizione si conclude con un’idea eseguita dal flauto solo insieme ai violini. Il carattere è ingenuo: lo sguardo infantile e stupito di Fetonte ammira gli splendori della reggia paterna. Lo sviluppo è brevissimo. Il finale, le ultime otto battute, è un crescendo al fortissimo, e precede l’incontro tra padre e figlio.

Il secondo movimento in sol maggiore è un Andante. Deposuit radios propriusque accedere iussit. Il padre dopo essersi tolto dal capo la corona fulgente, abbraccia il figlio, e con sincera dimostrazione d’affetto giura di essere pronto ad esaudire ogni suo desiderio. Il fagotto è doppiato a distanza di ottava dai primi violini. Il tema è nobile: la gravità di un padre affettuoso. Non mancano improvvise scalette saettanti, raggi e folgori che volteggiano nella stanza del Sole.

Paenituit iurasse patrem. Il terzo movimento è un Minuetto in re maggiore. Il sole ascolta la richiesta di Fetonte: egli vuole guidare il carro solare. Il padre comincia il minuetto della dissuasione: si è già pentito del giuramento, si prodiga in una lezione teorica sulla mappa del cielo e sulle difficoltà di manovra del carro. Espone i propri dubbi, ma Fetonte è irremovibile.

Intonat, et dextra libratum fulmen ab aure/ Misit in aurigam pariterque animaque rotisque/ Expulit et saevis compescit ignibus ignes. Il quarto tempo è dedicato al folle volo di Fetonte, in tonalità di si minore. Il tema della leggerezza aerea esposto già nell’introduzione alla sinfonia ritrova il suo migliore sviluppo musicale e teatrale. Il gioco armonico sospende Fetonte in cielo: è un saliscendi (la volubilità della dinamica scivola rapidamente dal piano al forte e dal forte al piano) vorticoso fino alla vertigine delle scalette discendenti e ascendenti: il silenzio prima del precipizio, la sospensione del tempo, il baleno e la saetta di Giove. Fetonte è colpito: dalla battuta novantatré comincia la lenta caduta verso terra. L’armonia si è stabilizzata, come se da lontano vedessimo precipitare una stella infuocata che scompare dietro le montagne.
Dopo una seconda sospensione, ecco il fiume Po che lava il volto di Fetonte. Il corpo raccolto dalle sorelle Eliadi è compianto dalla madre. Un nuovissimo tema elegiaco in maggiore ci ha restituito la terra: le minime puntate degli archi, le note ferme dei corni, il leggero movimento dei secondi violini, il ricordo funebre di un ragazzo, Fetonte, morto per aver tentato di compiere la sua rivoluzione contro la massima autorità.

Il motivo poetico della gravità e della leggerezza di Fetonte – vittima della liberalità del padre e colpevole di eccessiva autostima – ha da sempre portato con sé un’interpretazione morale e politica. Nella Vienna aristocratica, in tempo di rivoluzione francese e prìncipi illuminati, non sarà certamente sfuggito né agli ascoltatori né al compositore il suo messaggio reazionario.

Fg

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