In Properzio (I, 2) la bellezza di Cinzia non ha bisogno di artifizi, acconciature elaborate, abiti leggeri e svolazzanti, profumi orientali: non ha bisogno di assumere atteggiamenti da forestiera. La bellezza di Cinzia non si serve di ornamenti o comportamenti che non le appartengono. Amore non ama ciò che è bello e artificioso, ma la naturalezza. L’amore è nudo.
Nudus Amor formae non amat artificem
La sincerità e la spontaneità conquista Properzio. In I, 3, tornato a casa dopo una serata in compagnia di un amico ubriacone, Cinzia si è già addormentata. Vorrebbe amarla nel sonno (hac Amor hac liber, durus uterque deus / subiecto leviter positam tentare lacerto / osculaque admota sumere et arma manu), ma è distratto dalla delicatezza della visione della donna che dorme. Lei, quando la luna la risveglia (sedula luna … levibus radiis patefecit ocellos), rimprovera il poeta per averla lasciata sola, in casa, a filare la seta (purpureo stamine).
Dum me iucundis lapsam Sopor impulit alis
Guido Cavalcanti (Biltà di donna e di saccente core) riprende la tecnica dell’enumerazione (plazer) per paragonare o rendere imparagonabile la bellezza della mia donna. Tra i termini di paragone ci sono il cantar d’augelli; aria serena quand’appar albore / e bianca neve scende ‘n ornamenti … il colore della natura non eguaglia la beltate, valenza e ‘l suo gentil coraggio.
La natura non eguaglia la beltà perché in un contesto stilnovista la donna non è più, come in Properzio, ciò che è, creatura reale e contraddittoria; ma ciò che non è, al di sopra della realtà e della natura: un’idea di amore e morte.
Non fu sì alta già la mente nostra
e non si pose ‘n noi tanta salute,
che propriamente n’avian conoscenza
©fgianino