Dal greco scandalo (σκάνδαλον) significa ‘insidia’. ‘Turbamento della coscienza e della sensibilità altrui, provocato da atti, comportamenti o discorsi contrari ai principi correnti di moralità, di pudore, di giustizia, ecc.’.
Quando la storia di un individuo si scontra con la storia della propria comunità fatta di leggi scritte o convenzionalmente condivise, nasce lo scandalo: è messa in pericolo la sopravvivenza di una idea di normalità e perfezione sociale.
I racconti di Kafka, Il Processo, per esempio, rappresentano l’insinuarsi di una norma preventiva che sottrae allo scandalo spazio tempo parola, fino alla soppressione.
Qualcosa di simile in Pirandello. Il racconto C’è qualcuno che ride, da Una giornata, ricostruisce in poche pagine il meccanismo della condanna, esclusione e soppressione della diversità. C’è una festa, la gente balla per dare apparenza al ballo, c’è un’orchestrina di calvi inteschiati che suona ballabili senza fine, ma il clima è funereo. Sulla pedana è steso un tappeto nero. Tutti sono seri, e non sanno neanche cosa si stia festeggiando. Ma c’è qualcuno che ride, una ragazza di sedici anni insieme al padre e al fratello. E la risata – la vitalità della risata – solleva scandalo: il padre è ammanettato da tre signori incappucciati in domino. Le parti si invertono: adesso la folla ride, il padre terrorizzato scappa trascinandosi i figli.
Nell’ultima raccolta di racconti scritti pochi anni prima della morte, Pirandello si lascia andare ad una critica impietosa della società borghese e fascista: la retorica di massa, funerea e ipocritamente vitalistica. “Strano intanto: sulla squallida tavola dei rinfreschi, i fiori non sono finti, e allora fa tanta malinconia pensare ai giardini da cui sono stati colti questa mattina sotto una pioggerella chiara che spruzzolava lieve pungente; e che peccato questa pallida rosa già disfatta che serba nelle foglie cadute un morente odore di carne incipriata.”
FG